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22 Settembre 2023 Off Di wp_9586384

SOTTO LO SGUARDO DI DIO

Proviamo a pensare (tanto per sorridere!) cosa potrebbero dire sindacati da una parte e confindustria dall’altra, di fronte alla parabola di questa domenica. Il fatto è che Gesù non parla di politica sociale, di contratti di lavoro o di equità del fisco: parla del “regno dei cieli”. E quello che vuol farci capire con questa sua parabola è precisamente che non si può ragionare del “regno dei cieli” – cioè di ciò che riguarda il rapporto di Dio con gli uomini e viceversa – con la stessa mentalità e con gli stessi criteri con cui si ragiona di politica, di rapporti sociali o di economia.
La parabola di Gesù sembra fatta apposta per provocare la reazione degli uditori (o dei lettori). E se siamo sinceri, probabilmente dobbiamo riconoscere che anche a noi viene voglia di “mormorare” contro un modo di fare che ci sembra ingiusto. Eppure Gesù lo propone chiaramente come un’immagine del comportamento di Dio verso gli uomini.
Noi pensiamo di difendere il valore della “giustizia”, e non riusciamo a concepirla diversamente che in termini di confronto, di rivendicazioni, di equità nella distribuzione degli oneri e dei benefici. Ci sembra “normale” che questo valga anche nel rapporto con Dio. Mentre Gesù insegna che il criterio di fondo con cui agisce Dio nei riguardi degli uomini è quello di una bontà gratuita e universale, che supera ogni calcolo umano di merito e di non merito, senza far torto a nessuno. Perché in ogni caso trovarsi in rapporto di amicizia con Dio, in comunione con lui, non è mai frutto di conquista o di “merito” umano, ma dono di Dio e sua “grazia”.
Non pensiamo che Dio faccia torto ai “buoni” e ai “giusti” (cioè a noi) perché è capace di perdonare e di ammettere alla stessa comunione di vita con lui anche quelli che a noi sembrano “cattivi”, “peccatori”, “delinquenti”, solo perché magari si sono convertiti all’ultimo momento. anche se a noi vien voglia di pensare: “Ma allora non val la pena fare tanti sforzi per osservare i comandamenti di Dio, e darsi da fare con ogni sorta di impegni nella Chiesa e nella società!”.
Se ragioniamo così vuol dire che non abbiamo capito bene il vangelo. Vivere nella grazia di Dio e nella fedeltà all’insegnamento del Signore, impegnarsi per la giustizia e la carità, è già “grazia e premio” nello stesso tempo.

ATTO PENITENZIALE

Signore, tu ci hai chiamati ad ascoltare la Parola di vita, ma noi abbiamo dubitato della sua efficacia,
Kyrie, eleison.
Kyrie, eleison.
Cristo, tu ci hai invitati a considerare un guadagno l’essere tuoi discepoli, ma noi abbiamo preferito guardare unicamente a noi stessi,
Christe, eleison.
Christe, eleison.
Signore, tu ci hai chiesto di gioire per la chiamata a lavorare nella tua vigna, ma noi abbiamo pensato solo a mormorare contro di te,
Kyrie, eleison.
Kyrie, eleison.

Preghiera dei fedeli

Preghiamo insieme e diciamo:
 Signore, buono verso tutti, ascoltaci

Per la chiesa, affinché si arricchisca sempre più di nuovi operai chiamati dal padrone a lavorare nella sua mistica vigna. preghiamo.

Perché i responsabili della cosa pubblica siano attenti a valorizzare le capacità di ciascuno e trovino un lavoro per tutti, preghiamo.

Perché i bambini che partecipano alla messa della Prima Comunione in questa domenica, sentendosi accolti e valorizzati, sappiano seguire la strada da Dio tracciata per loro. preghiamo.

Perché i giovani e le ragazze considerino il servizio agli altri come una prospettiva significativa per la loro vita, preghiamo.

Perché impariamo dal modo di agire di Dio che non esistono al mondo persone di prima o di seconda categoria, ma solo fratelli e sorelle da accogliere e da amare, preghiamo.

Perché nella nostra comunità resti sempre fuori casa l’invidia e la gelosia che impediscono la condivisione e la circolarità dei beni e del bene, preghiamo.

Vita della Comunità