Introduzione-alla-preghiera-II

26 Febbraio 2021 Off Di Maurizio Bini

Introduzione alla preghiera II

[prosegue il cammino di quaresima]

Preghiera e silenzio

Sappiamo che vi è un nesso tra preghiera e silenzio, ma se pensiamo al silenzio nella nostra vita, non sembra che sia sempre tranquillo; il silenzio può anche farci paura.

Uno studente che aveva pensato profondamente al silenzio nella sua vita,scriveva:


Il silenzio è notte
e come ci sono notti
senza luna né stelle
quando sei tutto solo
completamente solo
quando sei maledetto
quando divieni un nulla
di cui nessuno ha bisogno,
così vi sono silenzi
che sono una minaccia
perché non vi è null’altro che silenzio.
Anche se apri gli orecchi
e gli occhi
continui ad andare avanti
senza speranza né sollievo.
Notte senza luce, senza speranza
io sono solo
nella mia colpa
senza perdono
senza amore.
Allora vado disperatamente in cerca di amici
allora cammino per le strade cercando un corpo
un segno
un suono
e non trovando nulla.
Ma vi sono anche notti
con le stelle
con la luna piena
con la luce di una casa in distanza
e silenzi che sono quieti e riflessivi
il fruscio di un passero
in una grande chiesa vuota
quando il mio cuore vuole cantare di gioia
quando sento di non essere solo
quando aspetto degli amici
o ricordo un paio di parole
di una poesia letta di recente
quando mi perdo nell’Ave Maria
o nella voce mesta d’un salmo, quando io sono io
e tu sei tu
quando non abbiamo paura I’uno dell’altro
quando lasciamo che tutti parlino all’angelo
che ci ha portato il silenzio
e la pace.


Così come vi sono due notti, vi sono due silenzi: uno spaventa, l’altro acqueta. Per molti il silenzio è minaccioso. Non sanno cosa farne. Se si lasciano dietro il rumore della città e vengono in un luogo dove non passano rombando automobili, e non rumoreggiano treni; dove non vi è vocio di radio o di televisioni, dove non suonano CD o PC, essi sentono che tutto il loro corpo è afferrato da un intenso disagio. Si sentono come un pesce gettato su terra arido. Hanno perduto i loro appoggi. Alcuni non possono studiare senza che un solido muro di musica li circondi. Se sono costretti a sedere in una stanza senza il flusso costante del suono, diventano davvero nervosi.

Così, per molti di noi, il silenzio è diventato una minaccia. Vi era un tempo in cui il silenzio era normale e i forti rumori ci disturbavano. Ma oggi il rumore è il prezzo normale e il silenzio – per quanto strano possa sembrare – è diventato motivo di turbamento. Non è difficile capire perché la gente che sperimenta il silenzio in questo modo abbia difficoltà a pregare.

Ci siamo alienati il silenzio. Se andiamo alla spiaggia o a far merenda nel bosco, spesso il cellulare è il nostro più importante compagno. Sembra che non possiamo , sopportare il suono del silenzio. Il silenzio è pieno di suoni: il vento che mormora, le foglie che frusciano, gli uccelli che sbattono le ali… E anche se non possiamo sentire questi suoni, udiamo ancora il nostro tranquillo respiro, il movimento delle mani sulla nostra pelle, il rumore che facciamo in gola inghiottendo e il soffice ticchettare dei nostri passi. Ma siamo diventati sordi a questi suoni del silenzio.

Quando siamo invitati a passare dal nostro mondo pieno di rumore a questo silenzio pieno di suoni, spesso ci spaventiamo. Ci sentiamo come bambini che vedono crollare le mura della casa e all’improvviso si trovano su un terreno scoperto. O ci sentiamo come se ci avessero spogliato con violenza dei nostri vestiti, o come uccelli stappati dal nido.  I nostri orecchi cominciano a dolere perché ci manca il rumore familiare, e i nostri corpi sono diventati adusi a quel rumore, come se fosse una morbida coperta che ci tiene al caldo. Diventiamo come drogati che devono attraversare il doloroso processo della rinuncia.

Ma ancora più difficile che liberarsi da questi rumori esteriori è il raggiungimento del silenzio interiore, il silenzio del cuore. Sembra che una persona prigioniera di tutto quel rumore abbia perduto contatto con l’io interiore. Le domande che vengono poste dall’interno rimangono senza risposta. I sentimenti d’insicurezza non si dileguano; il groviglio dei desideri non si dipana e le emozioni confuse non vengono comprese. Tutto quel che rimane è una confusione caotica di sentimenti che non hanno mai avuto la possibilità di esprimersi.

L’entrare in una stanza tranquilla non ci porta automaticamente il silenzio interiore. Quando non vi è nessuno con cui parlare o da ascoltare, può iniziare una discussione interiore, spesso più chiassosa del rumore al quale siamo appena sfuggiti. Molti problemi irrisolti richiedono la nostra attenzione; una preoccupazione si sovrappone all’altra, un rimpianto compete con il successivo; tutti reclamano ascolto.

“Che cosa devo fare quando ho terminato il mio lavoro?”. Questa domanda induce molti a fuggire da se stessi e ad aggrapparsi a qualsiasi cosa li faccia sentire ancora occupati. È come se dicessero: “A chi mi rivolgo quando non ho più amici con cui parlate, nessuna musica da ascoltare, nessuna pagina da leggere e nessun film da vedere?”. La domanda non è se possiamo vivere senza amici o senza nutrire i nostri occhi e i nostri orecchi con nuove impressioni – è ovvio che non possiamo – ma se possiamo resistere soli, se possiamo chiudere gli occhi, mettere serenamente da parte i rumori di ogni sorta e starcene tranquillamente e silenziosamente seduti.

Essere calmi e silenziosi non è la stessa cosa che dormire. In realtà, significa essere ben svegli e seguire con molta attenzione ogni movimento che avviene dentro di te. Richiede la disciplina di riconoscere nell’invito ad alzarti e allontanare di nuovo la tentazione di cercare altrove quello che è a portata di mano. Offre la libertà di passeggiare nel tuo cortile interiore e di rastrellare le foglie cadute e farti un sentiero in modo che tu possa facilmente trovare la strada verso il tuo cuore. Forse, sulle prime, quando giungerai su questo “terreno poco familiare” vi saranno paura e incertezza, ma lentamente e sicuramente scoprirai un ordine e una familiarità per rimanere a casa.

Con questa nuova fiducia riprendiamo di nuovo in mano la nostra vita, dal di dentro. Insieme con la nuova conoscenza del nostro ‘spazio interiore’ emerge la padronanza di una mano amorevole. È la mano del giardiniere che fa accuratamente spazio per una nuova pianta che deve crescere e che non strappa via l’erbaccia con troppa fretta, ma sradica soltanto quella che minaccia di soffocare la giovane vita.

Ogni volta che raggiungi questo silenzio, sembra come se tu avessi ricevuto un dono, un dono ‘promettente’ nel vero senso della parola. La promessa di questo silenzio è che può nascere una nuova vita. E’ questo silenzio il silenzio della pace e della preghiera, perché ti riporta a Colui che ti guida. In questo silenzio perdi la sensazione di essere condotto, e scopri di essere una persona che può essere se stessa insieme con gli altri.

Allora ti rendi conto che puoi fare molte cose, non per obbligo, ma liberamente.  E’ il  silenzio dei “poveri in spirito”, dove impari a vedere la tua vita nella sua giusta prospettiva. In questo silenzio le false svaniscono e puoi vedere di nuovo il mondo a una certa distanza, e in mezzo a tutte le tue preoccupazioni, puoi pregare:


O Dio
Parla con dolcezza nel mio silenzio.
Quando il chiasso dei rumori esteriori di ciò che mi circonda
e il chiasso dei rumori interiori delle mie paure
continuano ad allontanarmi da te,
aiutami a confidare che tu sei ancora qui
anche quando non riesco ad udirti.
Dammi orecchi per ascoltare la tua sommessa,
dolce voce che dice:
“Venite a me, voi che siete affaticati e oppressi,
e io vi darò riposo…
perché io sono mite ed umile di cuore”.
Che questa voce amorevole sia la mia guida.
Amen.


Domanda per la meditazione:

Perché evito il silenzio?